La rivista Prescrire
Fondata in Francia nel 1981, Prescrire vuole fornire a medici e operatori sanitari informazioni sui farmaci autorevoli, complete, affidabili e il più possibile imparziali. [Lettura 7 min]
Nel 1975 Gilles Bardelay, medico di medicina generale, insieme alla moglie Danielle, farmacista, lanciano la rivista Quaderni di medicina utopica in cui vengono revisionati tutti i nuovi farmaci immessi sul mercato.
Riprendendo e ampliando questa idea, nel 1981 è nata la rivista Prescrire, fondata da Bardelay e altri medici e farmacisti con finanziamenti del Ministero della sanità francese.
Il finanziamento statale è durato fino al 1993. Da allora la rivista viene finanziata solo dai contributi dei propri iscritti.
La rivista è pubblicata dall’organizzazione no-profit di educazione medica continua Association Mieux Prescrire, non ha azionisti, non accetta pubblicità o sovvenzioni e si mantiene solo con il pagamento degli abbonamenti e delle iniziative di ECM.
Nel 2022 la rivista ha gestito un budget di circa 9,5 milioni di euro: più dell’88% proveniva dagli abbonamenti alla rivista francese, il resto da corsi di formazione e abbonamenti all’edizione inglese e a un’edizione per gli infermieri.
Nel 2022 aveva circa 25.000 abbonati, principalmente medici di medicina generale (60%), ma anche farmacisti (15%), studenti di medicina (15%) e specialisti (5%).
L’associazione Mieux Prescrire nel 1986 diventa membro fondatore della International Society of Drug Bulletins, una rete globale di bollettini indipendenti sui farmaci (membri italiani sono FOCUS e Infofarma), sostenuta dall'OMS.
Il 1° marzo 1992 è nata l'edizione inglese Prescrire international.
È una rivista destinata al medico pratico, che vuole essere autorevole, pratica, rapida da consultare e facilmente fruibile.
Cerca da sempre di mettere in discussione la pratica medica, costringere medici e altri operatori sanitari a riconsiderare costantemente le loro pratiche.
La stesura di un articolo segue un metodo rigoroso e standardizzato per la ricerca in letteratura, la valutazione critica e la compilazione delle evidenze degli studi clinici.
La prima fase è una ricerca documentaria in numerose banche dati mediche, come CisMef, Embase, Infobanque AMC, International HTA Database, Medline, Cochrane Library, ecc.
La bozza dell’articolo viene prima sottoposta al comitato di redazione e alla verifica del redattore capo e successivamente a un comitato di lettori esterni (più di 2000 in tutta la Francia).
Segue il controllo finale della qualità, della corrispondenza del testo con i riferimenti e dell’assenza di contraddizioni tra testo, tabelle, note e riquadri.
Un articolo può richiedere mesi per vedere la sua forma finale.
Gli articoli più lunghi sono tutti leggibili su diversi livelli:
all'inizio sono elencati i KEY POINTS, i concetti principali dell'articolo, che danno rapidamente un'idea chiara dei punti chiave;
alla fine si trova il paragrafo "In practice" con il messaggio da portare a casa, quello che si vuole veicolare al medico pratico che prescrive un certo farmaco o che tratta un problema clinico nella sua pratica quotidiana;
il corpo principale dell'articolo espande i concetti per chi vuole approfondire un argomento.
Gli articoli con recensioni di farmaci da poco messi in commercio hanno sempre un simbolo che definisce con immediatezza il giudizio della redazione.
Il giudizio è espresso anche graficamente, con icone in cui è illustrato Gaspard Bonhomme, il maghetto di Prescrire ispirato alla commedia “Il medico per forza” di Moliere (le iniziali del nome sono quelle di Gilles Bardelay).
I giudizi possono andare dal BRAVO (2 negli ultimi 10 anni) per un farmaco che rappresenta un reale e importante progresso terapeutico, fino al NOTHING NEW (circa la metà dei giudizi) o anche NOT ACCEPTABLE (12% dei giudizi negli ultimi 10 anni) per farmaci che non solo non hanno dimostrato un beneficio evidente, ma vengono anche considerati potenzialmente dannosi.
Dal 2013 Prescrire pubblica e revisiona ogni anno un elenco di principi attivi chiamato “Farmaci da scartare per curare meglio" (Drugs to avoid in the name of better patient care, nella versione inglese).
Si tratta di farmaci che nelle revisioni di Prescrire sono stati giudicati con un rapporto rischio/beneficio sfavorevole in tutte le situazioni cliniche per le quali sono autorizzati. Vengono inseriti in questo elenco quando "gli effetti avversi a cui sono esposti i pazienti sono sproporzionati rispetto alla scarsa efficacia o alla banalità della condizione clinica per la quale sono autorizzati".
Diversamente da quanto si potrebbe pensare leggendo superficialmente alcuni giudizi negativi espressi su molti farmaci o anche su provvedimenti delle agenzie regolatorie considerati troppo favorevoli all’industria, l’obiettivo di Prescrire è una critica costruttiva.
Citando Gilles Bardelay, “non eravamo 'contro' o 'anti', ma per: per un miglioramento decisivo della qualità delle cure, del sistema sanitario, delle qualifiche dei professionisti dell'assistenza primaria, contribuendo così a migliorare la vita delle persone.
“Prescrire non è un mezzo di informazione dedicato esclusivamente ai farmaci. Fin dagli anni '70 vi è sempre stata una forte esigenza di informazioni affidabili, di facile lettura e di utilizzo immediato, adattate ai professionisti dell'assistenza primaria. Era fondamentale trattare nel modo corretto la prescrizione di farmaci, test diagnostici e dispositivi medici.
L’obiettivo era ed è quello di aiutare i prescrittori a costruirsi un armamentario personale di farmaci e altri mezzi terapeutici affidabili con cui abbiano familiarità, e di aggiornarlo man mano che si evolvono le conoscenze basate su prove solide.”
Personalmente apprezzo molto questa rivista anche perché spesso riesce a mettere in discussione concetti che pensavo fossero assodati e a modificare, anche parecchio, alcune mie abitudini prescrittive.
Un altro merito è quello di far mantenere al medico un'attenzione costante sui possibili effetti avversi della terapia.
Uno dei leit motiv della rivista è "E se fosse il farmaco?", un pensiero che ci dovrebbe accompagnare sempre di fronte a sintomi vari, strani, soprattutto negli anziani, spesso politrattati.
Porsi per principio la domanda "E se...?", precocemente nella valutazione dei nostri pazienti, abbandonare i sentieri troppo battuti dalle nostre abitudini e dai nostri automatismi, e rispondere a questa domanda in base alla situazione clinica prima di prendere in considerazione cause più rare, o trattamenti più dolorosi, o semplicemente sintomatici.