GLOSSARIO: Biodisponibilità
È un concetto fondamentale in farmacologia che ci dice quale proporzione del farmaco somministrato raggiunge effettivamente il sito d'azione e può avere il suo effetto. [Lettura 5 min]
La biodisponibilità è la frazione di farmaco che, somministrata in una certa forma farmaceutica, raggiunge inalterata la circolazione sistemica ed è quindi disponibile per esercitare la sua azione.
La biodisponibilità è definita come unità (o 100%) in caso di somministrazione endovenosa.
Dopo la somministrazione per altre vie, la biodisponibilità è generalmente ridotta da diversi fattori:
assorbimento incompleto;
espulsione del farmaco da parte dei trasportatori intestinali (p.es. glicoproteina P);
metabolismo di primo passaggio epatico;
distribuzione in altri tessuti che si verifica prima che il farmaco entri nella circolazione sistemica;
forma farmaceutica: le compresse, le capsule e le soluzioni hanno diverse velocità di dissoluzione e assorbimento;
caratteristiche del farmaco: solubilità, permeabilità e stabilità del farmaco influenzano la sua capacità di essere assorbito;
fattori fisiologici: età, sesso, presenza di patologie (p.es. insufficienza cardiaca) e interazioni con altri farmaci.
Anche per i farmaci con uguale biodisponibilità, l'ingresso nella circolazione sistemica avviene con tempi variabili, a seconda della formulazione del farmaco e di altri fattori.
Per tenere conto di tali fattori, la concentrazione che si può rilevare nel plasma viene espressa dal concetto di area totale sotto la curva della concentrazione plasmatica (AUC, Area Under the Curve).
L'AUC rappresenta la quantità totale di farmaco nel sangue nel tempo.
Nel grafico (tempo sull'asse delle ascisse e concentrazione sulle ordinate), la curva mostra come varia la concentrazione del farmaco: l'AUC è l'area sotto questa curva.
Le diverse vie di somministrazione hanno caratteristiche diverse (tabella).
Comprendere la biodisponibilità è essenziale poiché permette di:
Prevedere l'effetto terapeutico di un farmaco: una bassa biodisponibilità può richiedere un dosaggio più elevato per ottenere l'effetto desiderato.
Scegliere la forma farmaceutica più adatta al paziente: per un paziente con problemi di assorbimento intestinale, una formulazione a rilascio modificato potrebbe essere più efficace.
Monitorare l'aderenza alla terapia: la diminuzione della biodisponibilità può indicare una bassa compliance (per esempio in caso di terapie psichiatriche).
Alcuni farmaci subiscono un metabolismo di primo passaggio (presistemico) quasi completo e quindi non possono essere somministrati per via orale.
Esempio: la nitroglicerina non può essere utilizzata per via orale perché viene completamente metabolizzata prima di raggiungere la circolazione sistemica: viene quindi somministrata per via sublinguale, transdermica o intravascolare, bypassando il metabolismo epatico.
Alcuni farmaci con un metabolismo presistemico molto esteso possono comunque essere somministrati per via orale, utilizzando dosi molto più elevate di quelle necessarie per via endovenosa.
Esempio: una dose endovenosa tipica di verapamil è di 1-5 mg, rispetto all’abituale dose orale di 40-120 mg.
Altri esempi pratici di come la biodisponibilità può influenzare la pratica clinica sono i seguenti:
Warfarin: ha una biodisponibilità variabile a causa delle interazioni con altri farmaci e fattori dietetici. Un monitoraggio attento dell'INR è fondamentale per garantire efficacia e sicurezza della terapia.
Levotiroxina: ha una biodisponibilità inferiore se assunta con il cibo.
Fentanyl transdermico: ha una biodisponibilità variabile a seconda del sito di applicazione e delle caratteristiche del paziente. È molto pericoloso scaldare il sito di applicazione del cerotto (per esempio con una borsa dell’acqua calda), perché il calore può aumentare pericolosamente la biodisponibilità, con rischio di sovradosaggio.
Rivaroxaban: le formulazioni di 15 e 20 mg vanno assunte a stomaco pieno, perché l’assunzione con il cibo migliora la biodisponibilità del farmaco. L’assunzione a stomaco vuoto può ridurre la biodisponibilità anche del 60% con il rischio di inefficacia della terapia.
Dabigatran: viene confezionato in capsule che devono essere ingerite intere: aprire o masticare le capsule può aumentare la biodisponibilità del farmaco di circa il 75%, con aumento del rischio emorragico. La glicoproteina P ne limita l’assorbimento intestinale e gli inibitori della glicoproteina P (verapamil, claritromicina, amiodarone) possono aumentare la biodisponibilità di dabigatran.
Katzung BG, Masters SB, Trevor AJ. Farmacologia di base e clinica.
14a ed. Milano: McGraw-Hill; 2018.
Harrison’s Principles of Internal Medicine.
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