🔎 APPROFONDIMENTO: Calprotectina fecale
È un indicatore sensibile di infiammazione intestinale, utile soprattutto per la diagnosi differenziale tra colon irritabile e malattia infiammatoria intestinale. [Lettura 7 min]
La calprotectina fecale (CPF) è una piccola proteina che lega zinco e calcio. È la principale proteina citoplasmatica dei neutrofili e si trova in tutte le cellule immunitarie innate.
Viene rilasciata nel lume dell'intestino durante l'infiammazione enterica e viene misurata nelle feci: è una proteina stabile, che non viene modificata nell'intestino e rimane stabile a temperatura ambiente nelle feci per almeno 3 giorni.
La ricerca della CPF può essere utile per la diagnosi delle malattie infiammatorie intestinali (IBD) in adulti e bambini con sintomi gastrointestinali e per differenziarle da altre cause non infiammatorie di diarrea, come la sindrome dell'intestino irritabile.
I livelli di CPF sono correlati al numero di neutrofili presenti nel lume intestinale e quindi permette di rilevare una risposta infiammatoria acuta nell'intestino, ma non permette di discriminare eziologie distinte.
Per esempio, le concentrazioni di CPF nell'uomo sono molto elevate (~700 µg/g) durante infezioni da Salmonella, Campylobacter o Clostridioides difficile e sono correlate con la gravità della malattia.
Durante le infezioni virali, invece, per esempio da rotavirus o norovirus, sono solitamente presenti con concentrazioni più basse (ma elevate) (~90 µg/g) rispetto ai controlli sani.
Livelli elevati di CPF si trovano anche in caso di assunzione di FANS, inibitori di pompa e aspirina e altre patologie infiammatorie gastrointestinali:
cancro del colon-retto
diverticolite
linfoma intestinale
celiachia
allergie alimentari
immunodeficienze
polipi benigni
Di solito la soglia diagnostica per la diagnosi di IBD è un valore >50 μg/g.
La sensibilità e la specificità per differenziare le IBD dalla sindrome del colon irritabile sono risultate rispettivamente dell’88-97% e dell’72-76% utilizzando come cut-off la soglia di 50 μg/g.
Traducendo questo dato nella pratica clinica, se assumiamo una prevalenza delle IBD dell'1-10% nella popolazione che si rivolge al medico di medicina generale, il valore predittivo negativo si avvicina al 100%.
Quindi, un risultato negativo della CPF esclude in modo affidabile una IBD, ed è possibile diagnosticare con sicurezza una sindrome del colon irritabile senza ulteriori accertamenti o consulenze specialistiche.
Il valore predittivo positivo per IBD di una CPF >50 μg/g è del 37%.
Un test positivo non è specifico per IBD, ma giustifica una consulenza specialistica ed eventuali ulteriori accertamenti.
Le linee guida NICE consigliano l’utilizzo della CPF per escludere cause infiammatorie negli adulti di età <60 anni.
In caso di sospetta neoplasia intestinale è sconsigliata la richiesta della calprotectina.
In pediatria, l'ESPGHAN (European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition) raccomanda il test della CPF per distinguere tra cause infiammatorie e non infiammatorie nei bambini.
Le linee guida NICE, invece, suggeriscono che il suo utilizzo dovrebbe essere limitato ai pazienti pediatrici già presi in carico a livello specialistico.
Nei Paesi Bassi, in due coorti prospettiche di bambini con diarrea cronica, dolore addominale ricorrente o entrambi, il dosaggio della CPF è stato confrontato con uno dei due standard di riferimento: colonscopia o 12 mesi di follow-up clinico senza diagnosi di IBD.
Il follow-up clinico è stato utilizzato dagli autori per evitare di eseguire una procedura invasiva in un gran numero di bambini con bassa probabilità di malattia gastrointestinale organica.
In un gruppo di 114 pazienti seguiti inizialmente in medicina generale, 13 sono risultati positivi con valori di CPF >50 μg/g (benché nessuno di loro avesse una IBD), con una specificità dell’87%.
Per gli 85 pazienti inviati allo specialista, il test della CPF aveva una sensibilità del 100% e una specificità dell’84%.
Nei bambini con sintomi compatibili per IBD, la specificità arriva al 97% combinando CPF >250 μg/g, proteina C reattiva >1 mg/dL, ed emoglobina inferiore a due deviazioni standard rispetto alla media per età e sesso.
La specificità relativamente bassa del test della CPF per le IBD negli adulti indica che i falsi positivi possono essere comuni, portando a colonscopie potenzialmente non necessarie.
Un altro limite da considerare è l'effetto di alcuni farmaci sulla concentrazione della CPF.
I FANS possono aumentare il livello di CPF. Uno studio ha dimostrato che indometacina e naprossene possono aumentare le concentrazioni di CPF fino a più del doppio.
Anche gli inibitori della pompa protonica sembrano essere in grado di aumentare significativamente la concentrazione di CPF.
L'alta prevalenza di queste terapie può essere una limitazione. Nelle persone che utilizzano regolarmente questi farmaci, i risultati del dosaggio della CPF potrebbero non essere molto affidabili.
Interpretazione dei risultati - La mancanza di linee guida e di dati relativi ai cut-off ottimali di CPF rende le concentrazioni intermedie tra 150-250 µg/g spesso difficili da interpretare nelle IBD, mentre un valore <50 µg/g esclude le IBD e un risultato >250 µg/g dovrebbe sollecitare la valutazione per le IBD o sollevare il sospetto di una riattivazione della IBD.
Il cut-off diagnostico più comunemente raccomandato per la CPF è di 50 µg/g, con valori inferiori a questo valore considerati negativi.
Con l'aumento del cut-off, la sensibilità per la diagnosi di patologia diminuisce, ma aumenta la specificità per la diagnosi di malattia infiammatoria intestinale.
Alcuni laboratori possono aumentare il valore di cut-off a 100 µg/g per migliorare il valore predittivo positivo.
Risultato <50/100 µg/g: i pazienti possono essere rassicurati sulla improbabilità di una IBD e può essere posta diagnosi di sindrome del colon irritabile.
Risultato 100-250 µg/g: risultato dubbio; si dovrebbe ripetere il test (se possibile sospendendo per due settimane FANS o inibitori di pompa).
Risultato >250 µg/g: indica una infiammazione intestinale importante e giustifica l’invio allo specialista.
In pratica - Il dosaggio della CPF è un test abbastanza accurato, semplice e a basso costo che può escludere una IBD e/o selezionare i pazienti in cui può essere utile una colonscopia.
La soglia di normalità è <50 μg/g negli adulti. Una soglia superiore a 250 μg/g, associata ad altri indici di infiammazione, migliora la specificità per la diagnosi di IBD nei bambini.
In medicina generale l'uso della CPF dovrebbe essere limitato alla diagnosi differenziale tra IBD e sindrome del colon irritabile in pazienti di età <60 anni.
In caso di elevata probabilità pre-test di IBD (p.es. anamnesi ed esame obiettivo suggestivi o anamnesi familiare), anche con un risultato negativo del test della CPF, può comunque essere appropriata la richiesta di una consulenza specialistica.
The role of faecal calprotectin in the diagnosis of inflammatory bowel disease
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Gilberto Lacchia - Pubblicato 10/10/2021 - Aggiornato 11/12/2023